• Sorrento

    Sorrento

     Distanza: 17 km

     

    ...Vide 'o mare de Surriento, Che tesoro tene 'nfunno |Chi ha girat

    Sorrento

     Distanza: 17 km

     

    ...Vide 'o mare de Surriento, Che tesoro tene 'nfunno |Chi ha girato tutto 'o munno |Nun l'ha visto comm'a ccà...

    Torna a Surriento Ernesto e Gian Battista de Curtis I colori di Sorrento stupiscono sempre, anche chi li conosce da una vita.

    La città si trova ai piedi di un maestoso costone di tufo che cambia colore ad ogni ora del giorno, e davanti, naturalmente, il mare. Come tutti i porti più avvezzi alla storia, anche in queste acque sono passati tanti popoli diversi, lasciando parte del loro DNA, etruschi, greci, romani, longobardi, normanni, aragonesi. Mi fermo è provo a immaginare il passato nella sfumatura di un naso, magari etrusco, nell'intensità di uno sguardo, forse normanno o spagnolo. Sorrento è un luogo molto piacevole, una cittadina di 17.000 abitanti (CAP 80067, TEL. 081) sulla costa settentrionale della omonima penisola Sorrentina. La sua splendida posizione, ne fa un centro turistico e balneare di fama mondiale. Di probabile origine greca, fu controllata dai romani nell'89 a. C. Sede vescovile, fu ducato autonomo dal VII sec., inclusa nel regno Normanno nel 1137. Conserva interessanti monumenti tra cui, avanzi di ville romane, il duomo (XI sec.), la Villa Correale di Terranova (museo), Palazzo Verniero (XIII sec.) e il Chiostro di San Francesco (XIV sec.). La leggenda vuole che derivi il nome dalle mitiche Sirene, metà donne metà pesce, che spingevano i naviganti a naufragare contro le sue rocce. Più certe sono le dominazioni greca databile tra il 474 a.C. e il 420 a.C. e successivamente sannita, durante le quali Sorrento si arricchisce e assume l'aspetto di una vera e propria città. È però nell'epoca romana che diviene un importante centro di villeggiatura per i nobili: sorgono ville, acquedotti e cisterne di cui ancora oggi vi sono tracce. Caduto l'impero romano Sorrento è vittima di invasioni longobarde e normanne. Il processo storico che portò alla costituzione del Ducato di Sorrento rientra nella logica evolutiva del particolarismo comune tanto ai possedimenti bizantini (Napoli, Gaeta, Amalfi e Sorrento), quanto a quelli longobardi (Benevento, Salerno e Capua) dell'Italia meridionale.

    Il ducato sorrentino, che abbracciava tutta la penisola dal Sarno alla Campanella, ebbe una certa risonanza dovuta soprattutto alla diffusione delle industrie delle costruzioni e delle forniture navali, al commercio marittimo e alla produ-zione di frutta e di vino. La classe politica sorrentina era però costituita da un'aristocrazia che basava il proprio potere sulla proprietà fondiaria; il settore del commercio marittimo rimaneva ristretto all'attività di piccoli commercianti locali. Pertanto Sorrento non divenne mai una potenza marinara come poteva diventare. Anche la creazione dell'Arcivescovado avvenne con ogni probabilità in seguito al formarsi del Ducato. Quest'ultimo fu sottoposto per un certo periodo al duca longobardo di Salerno (1039). Riacquistata l'indipendenza (1052) con l'aiuto normanno, ne accettò la protezione legando sempre più la propria politica a quella del duca di Capua, insieme al quale fu travolto nella guerra contro l'altro duca normanno Ruggero II d'Altavilla (1133 o 1134). A Sorrento, che prima della conquista godeva di un proprio governo, fu garantita una maggiore autonomia. Infatti la città non fu data in feudo ad alcun nobile e anche se dovette rinunciare all'indipendenza politica, poté conservare i privilegi aristocratici e il controllo dei Casali (Massa, il Piano e Vico). Ai primi del XIV secolo (forse nel 1319) nella città avvenne un fatto di sangue che portò alla scissione della nobiltà più antica in due Sedili, con la costituzione, in contrapposizione all'originario Sedile di Porta, del Sedile di Dominova. Il prestigio dei Sedili di Sorrento andò al di là della ristrettezza regionale, arrivando anche a contendere nel periodo spagnolo alcuni privilegi alla stessa capitale Napoli. Nel 1558 i Turchi invadono la città. Per i saccheggi che vi furono e per la gran quantità di popolazione che fu uccisa o portata schiava a Istanbul, questo, fu il più grave episodio che la città subì nella sua storia. L'invasione turca affrettò l'opera di rifacimento delle mura cittadine che fu completata nel 1561 Lunghe furono le lotte sostenute dalle popolazioni contadine dei Casali e dei paesi li-mitrofi, sottoposti da secoli ai soprusi dei patrizi sorrentini, per ottenere l'autonomia.

    E' in questo contesto che si colloca la rivolta del genovese Giovanni Grillo (1648). Sfruttando una serie di contrasti secolari con la nobiltà locale, Grillo riuscì ad unire i popo-lani del Piano e i contadini della stessa Sorrento guidando un infruttuoso assedio che durò quattordici mesi. Nell'età della Controriforma la vita artistica e sociale della città "patrizia" decadde in uno stucchevole arcaismo: sorsero varie accademie e si diffusero innumerevoli ordini monastici, tanto da dare a Sorrento una marcata impronta conventuale. Al contrario lo sviluppo "borghese" del Piano e degli altri paesi vicini ne favorì l'evoluzione economica e sociale. Nel primo periodo borbonico si andò intensificando l'attività marinara e la pesca del tonno, fiorente fino agli inizi del sec. XX. Con il ritorno dei Borboni dopo la tragica rivoluzione del 1799, i Sedili nobiliari venivano aboliti e il Piano nel 1808 e Meta nel 1879 ottennero l'autonomia. Dopo l'Unità anche S. Agnello si rese autonoma (1865), mentre Sorrento subiva il "risanamento edilizio" che ne cambiò l'antico aspetto. Nei primi anni del sec. XIX l'industria della tarsia del legno andò sostituendo pro-gressivamente la più antica (sec. XVI) industria della tessitura della seta. Anche l'agri-coltura si andò sviluppando al punto che assunse ai primi del '900 le caratteristiche di una vera e propria attività industriale e commerciale, con la coltivazione intensiva degli agrumi, la trasformazione dei prodotti zootecnici e le esportazioni, portando alla istitu-zione a Sorrento della Facoltà di Agraria. Durante il lungo regno borbonico Sorrento cresce d'importanza grazie alla marina mercantile ed ai suoi abili e coraggiosi marinai, e comincia a prendere forma quella vocazione al turismo che arriverà fino ai giorni nostri. La ripresa si ha grazie a Carlo III di Borbone nel 1700, che con un'azione riformatrice garantisce un'economia di tipo turistica che fu divulgata nell'intera regione per opera di pittori e incisori. Purtroppo, il fenomeno dell'abuso edilizio soprattutto nel XX secolo, ha recato diversi danni a questo straordinario paesaggio anche se nel centro storico, ancora sono fortemente vivi i lineamenti originari che si possono visualizzare facilmente tra Piazza Tasso Sorrento e viale degli Aranci. La città è famosa per i suoi decumani, soprattutto per quello Massimo tra le vie S. Cesareo e Fuoro (oggi chiamato via Tasso). Nell'800 molti uomioni illustri visitano la città sulle mosse del Grand Tour: Lord Byron, John Keates, Walter Scott, Charles Dickens, molti scienziati e musicisti, numerosi pittori.

    Ancora oggi, grazie ai suoi attrezzati stabilimenti balneari e alle moderne strutture alberghiere, Sorrento è una delle località più frequentate della regione. Celebre per i suoi limoni, le noci e i vini, non va dimenticato il suo artigianato dei merletti e del legno intarsiato. Della dominazione greca rimangono alcune tombe e i resti di una cinta muraria; del periodo romano è invece possibile visitare i reesti di alcune ville e palazzi. Palazzo Verniero testimonia il gusto tardo bizantino, mentre la Loggia di Vico Galantario è un raro esempio di architettura aragonese. Nel cuore della città sorge la Chiesa di San Francesco del XVI secolo con un interessante portale ligneo intarsiato. A fianco della chiesa si può visitare il chiostro trecentesco dell'ex-convento con un elegante intreccio di archi a tutto sesto. Poco distante si trova la Chiesa di San Antonino, degli inizi del X secolo, in stile barocco, la cui cripta offre un'importante raccolta di ex-voto di marinai scampati ai nnaufragi. Il Duomo di Sorrento risale al XV secolo: il portale marmoreo sul fianco destro è del 1479, mentre il coro è un pregevole esempio di tarsia sorrentina del XIX secolo. In una delle vie centrali della città si incontra il Sedile Dominova, istituzione amministrativa di epoca angioina; l'edificio si presenta come una loggia aperta ad arcate ed è coperto da una cupola maiolica del '600. L'unico, ma significativo, museo di Sorrento è il Museo Correale di Terranova, ospitato in una villa settecentesca in via Correale fin dal 1917. Il museo conserva importanti reperti greci e romani, maioliche, ceramiche, figurine da presepio, orologi e merletti provenienti da tutto il mondo e lavori di ebanisteria. Inoltre raccoglie una preziosa collezione di dipinti di Rubens, Bruegel, Luca Giordano oltre a edizioni rarissime e autografi di Torquato Tasso (l'autore della Gerusalemme Liberata), nato proprio a Sorrento nel 1544. Il parco alle spalle della villa offre un belvedere con un'incantevole vista sulGolfo di Napoli e su Marina Piccola.

    Boat tour sorrento disponibili su richiesta al concierge. 

  • Ravello

    Ravello

    La notevole ricchezza culturale che cela Ravello, la solarita' maestosa dei suoi edifici

    Ravello

    La notevole ricchezza culturale che cela Ravello, la solarita' maestosa dei suoi edifici e delle sue roccaforti, le ville e lo splendido panorama sulla Costiera Amalfitana non possono non incantare il turista, o anche il semplice viandante che transita per questa splendida cittadina della Costiera, la prima cosa che pensera' il visitatore e' sicuro quella di una storia importante del luogo che conserva ancora tutto il fascino e la grandezza di un tempo. Ravello fu luogo di residenza di famiglie e personaggi nobili ed importanti, certo sin dall'antica Roma.

    Ravello fu sede episcopale dal 1086 fino al 1818 e l'Arcivescovo di Amalfi l'esento' comletamente da ogni controllo. Il Duomo e' consacrato a Santa Maria Assunta e conserva le spoglie sacre del sangue di San Pantaleone che, come a Napoli per San Gennaro cosi' ogni anno anche a Ravello avviene il miracolo dello sciogliersi del sacro sangue che dura per circa un mese, dalla sua festivita' del 27 luglio fino alla festa della Santa Croce del 14 settembre. Celebri le porte in bronzo datate al 1179 ad opera di Barisano da Trani, sono composte di 54 riquadri divisi da tasselli decorati ad arabeschi. Il pulpito, opera del 1272 di Nicola di Bartolomeo da Foggia, fu eretto per volere del nobile ravellese Nicola Rufolo, a fronte dell'ambone dell'Epistola, eretto essendo vescovo di Ravello il patrizio Costantino Rogadeo (1094-1150). Notevole anche l'imponente pala raffigurante S. Michele Arcangelo, dipinta nel 1583 da Giovanni Angelo d'Amato di Maiori.

    Recentemente nella Cripta e' entrato in funzione un museo che contiene i resti del ciborio fatto costruire da Matteo Rufolo, figlio di Nicola e successivamente fatto demolire nel 1773 dal vescovo Michele Tafuri; ; del bellissimo portico (abbattuto nel 1786); gli antichi reliquari di Santa Barbara, San Bartolomeo, San Tommaso e il finissimo busto di Sichelgaita Rufolo, moglie di Nicola, posto un tempo sulla porta d'ingresso del Pulpito. A fianco della chiesa, un monumentale campanile del quattordicesimo secolo. Autentici capolavori di arte sacra si trovano anche nella chiesa di San Giovanni del Toro, tra l'undicesimo ed il quattordicesimo secolo che conserva un pulpito di raro pregio artistico; la chiesa di Santa Maria a Gradillo e la chiesa e Chiostro di San Francesco, in cui sono conservate le spoglie del Beato Bonaventura da Potenza con alcuni suoi cimeli. Poi il monastero di Santa Chiara, la chiesa di San Pietro Apostolo alla Costa, con imponente atrio. La testimonianza dello splendore raggiunto dalle sue nobili famiglie restano i palazzi d'Afflitto e Confalone. Discorso a parte meritano le ville. Villa Rufolo ha conservato molto dell'antico splendore, con le sue torri e una parte del cortile moresco. Fondata da Nicola Rufolo la villa ha ospitato illustri visitatori e tuttora e’ notevole attrazione turistica.

    La famiglia Rufolo entra nel mito ed e' immortalata da Giovanni Boccaccio nella sua novella "Il Decamerone" dove ha descritto la magnificenza della Costa d'Amalfi medievale e le peripezie marittime di Landolfo Rufolo. La villa passo dai Rufolo ai Confalone e poi ai d'Afflitto, che la vendettero a Francis Neville Reid, il quale vi creo un autentico giardino di delizie e non a caso quando Richard Wagner, con sua moglie Cosima Liszt, visito la villa, il 26 maggio 1880, mentre era intento alla stesura del Parsifal, vi ritrovo l'immagine del magico giardino di Klingsor. Villa Cimbrone appartenne alla famiglia patrizia degli Acconciagioco, per poi passare ai Fusco, agli Amici di Atrani e infine al secondo Lord Grimthorpe, che con l'ausilio del ravellese Nicola Mansi, creo un contenitore di incanti paesaggistici incomparabile, tra i quali spiccano il belvedere, la gotica sala da pranzo e la spettacolare villa 'la Rondinaia'. Ravello attualmente e' una delle mete piu' ambite dai turisti che alternano al mare le liete serate ricche di manifestazioni culturali, dove possono godere del clima fresco della sua altitudine nelle serate d'estate, dove la piazza e le terrazze dopo le prime luci della sera si anima e veste di un fascino particolare, antico e mistrerioso.

  • Ercolano e Pompei

    Ercolano e Pompei

     

     Rispettivamente 50 e 40 chilometri, da percorrere via terra in un'ora circa

    Ercolano e Pompei

     

     Rispettivamente 50 e 40 chilometri, da percorrere via terra in un'ora circa o via mare con un'ora di aliscafo (il Metrò del Mare, attivo solo d'estate), separano Ercolano e Pompei dal Punta campanella Resort & SPA.

    I più famosi scavi archeologici al mondo sono la vivida testimonianza dell'antico mondo romano, arrivato fino a noi in un incredibile stato di conservazione dovuto all'apocalittica eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che ricoprì Ercolano con 25 metri di fango e Pompei con una coltre di quattro metri di cenere.Da non perdere a Ercolano, la Villa dei Papiri, la casa dell’Albergo e la splendida casa dell’Atrio a Mosaico, e a Pompei la Villa dei Misteri, la Casa del Fauno, l'Anfiteatro e la casa dei Vettii.

  • Capri e Punta Campanella

    Capri e Punta Campanella

     Capri è l'isola più chic, ha una magia unica fatta di paesaggi mozzafia

    Capri e Punta Campanella

     Capri è l'isola più chic, ha una magia unica fatta di paesaggi mozzafiato, di quiete tra stradine e ville, immerse nel verde, e una vivacità nella mitica piazzetta. Il mare, le spiaggette incantevoli e la famosissima Grotta Azzura sorprende sempre con colori e suggestioni incredibili. Punta Campanella è l'incantevole promontorio che divide le acque del Golfo di Napoli da quelle del Golfo di Salerno. I luoghi del mito di Ulisse e delle Sirene agli scogli Li Galli, i Bagni della Regina Giovanna (un'antichissima villa romana sul mare) e i fondali, inestimabile tesoro archeologico e naturale, costituiscono gli spettacolari paesaggi del Parco e della Riserva Marina di Punta Campanella.

  • Positano e Costiera Amalfitana

    Positano e Costiera Amalfitana

    La costiera Amalfitana che comincia 15 chilometri separano Positan

    Positano e Costiera Amalfitana

    La costiera Amalfitana che comincia 15 chilometri separano Positano e la Costiera Amalfitana dal Punta Campanella Resort &SPA**** Lungo la Divina Costiera, si susseguono paesini, vedute e scorci tra mare e colline di una bellezza ineguagliabile.

    Positano è un tripudio di casette aggrappate alle colline che scendono al mare, tra cui spicca la coloratissima cupola di maiolica della Chiesa di Santa Maria Assunta. La Costiera Amalfitana continua spettacolare a picco sul mare e tocca luoghi mozzafiato come Furore, il fiordo che si insinua tra le colline che strapiombano nel mare. Amalfi è bellissima e nobile. Il glorioso passato di Repubblica marinara si percepisce dalle dimore fastose e dal ricchissimo Duomo medioevale con l'incantevole Chiostro del Paradiso.

    Tra viuzze, piazzette, scalette e archi, negozi artigiani di carta a mano, oggetti e gioielli di corallo e delizie a base del tipico limone di Amalfi per lo shopping tipico. La Costiera sale poi sulla collina fino all'incantevole Ravello.

    Qui tutto è bellissimo, paesaggi, panorami, chiese, palazzi e piazze: Duomo, Villa Rufolo, Museo del Corallo, Terrazza Wagner, solo per citarne alcuni.

Sorrento

 Distanza: 17 km

 

...Vide 'o mare de Surriento, Che tesoro tene 'nfunno |Chi ha girato tutto 'o munno |Nun l'ha visto comm'a ccà...

Torna a Surriento Ernesto e Gian Battista de Curtis I colori di Sorrento stupiscono sempre, anche chi li conosce da una vita.

La città si trova ai piedi di un maestoso costone di tufo che cambia colore ad ogni ora del giorno, e davanti, naturalmente, il mare. Come tutti i porti più avvezzi alla storia, anche in queste acque sono passati tanti popoli diversi, lasciando parte del loro DNA, etruschi, greci, romani, longobardi, normanni, aragonesi. Mi fermo è provo a immaginare il passato nella sfumatura di un naso, magari etrusco, nell'intensità di uno sguardo, forse normanno o spagnolo. Sorrento è un luogo molto piacevole, una cittadina di 17.000 abitanti (CAP 80067, TEL. 081) sulla costa settentrionale della omonima penisola Sorrentina. La sua splendida posizione, ne fa un centro turistico e balneare di fama mondiale. Di probabile origine greca, fu controllata dai romani nell'89 a. C. Sede vescovile, fu ducato autonomo dal VII sec., inclusa nel regno Normanno nel 1137. Conserva interessanti monumenti tra cui, avanzi di ville romane, il duomo (XI sec.), la Villa Correale di Terranova (museo), Palazzo Verniero (XIII sec.) e il Chiostro di San Francesco (XIV sec.). La leggenda vuole che derivi il nome dalle mitiche Sirene, metà donne metà pesce, che spingevano i naviganti a naufragare contro le sue rocce. Più certe sono le dominazioni greca databile tra il 474 a.C. e il 420 a.C. e successivamente sannita, durante le quali Sorrento si arricchisce e assume l'aspetto di una vera e propria città. È però nell'epoca romana che diviene un importante centro di villeggiatura per i nobili: sorgono ville, acquedotti e cisterne di cui ancora oggi vi sono tracce. Caduto l'impero romano Sorrento è vittima di invasioni longobarde e normanne. Il processo storico che portò alla costituzione del Ducato di Sorrento rientra nella logica evolutiva del particolarismo comune tanto ai possedimenti bizantini (Napoli, Gaeta, Amalfi e Sorrento), quanto a quelli longobardi (Benevento, Salerno e Capua) dell'Italia meridionale.

Il ducato sorrentino, che abbracciava tutta la penisola dal Sarno alla Campanella, ebbe una certa risonanza dovuta soprattutto alla diffusione delle industrie delle costruzioni e delle forniture navali, al commercio marittimo e alla produ-zione di frutta e di vino. La classe politica sorrentina era però costituita da un'aristocrazia che basava il proprio potere sulla proprietà fondiaria; il settore del commercio marittimo rimaneva ristretto all'attività di piccoli commercianti locali. Pertanto Sorrento non divenne mai una potenza marinara come poteva diventare. Anche la creazione dell'Arcivescovado avvenne con ogni probabilità in seguito al formarsi del Ducato. Quest'ultimo fu sottoposto per un certo periodo al duca longobardo di Salerno (1039). Riacquistata l'indipendenza (1052) con l'aiuto normanno, ne accettò la protezione legando sempre più la propria politica a quella del duca di Capua, insieme al quale fu travolto nella guerra contro l'altro duca normanno Ruggero II d'Altavilla (1133 o 1134). A Sorrento, che prima della conquista godeva di un proprio governo, fu garantita una maggiore autonomia. Infatti la città non fu data in feudo ad alcun nobile e anche se dovette rinunciare all'indipendenza politica, poté conservare i privilegi aristocratici e il controllo dei Casali (Massa, il Piano e Vico). Ai primi del XIV secolo (forse nel 1319) nella città avvenne un fatto di sangue che portò alla scissione della nobiltà più antica in due Sedili, con la costituzione, in contrapposizione all'originario Sedile di Porta, del Sedile di Dominova. Il prestigio dei Sedili di Sorrento andò al di là della ristrettezza regionale, arrivando anche a contendere nel periodo spagnolo alcuni privilegi alla stessa capitale Napoli. Nel 1558 i Turchi invadono la città. Per i saccheggi che vi furono e per la gran quantità di popolazione che fu uccisa o portata schiava a Istanbul, questo, fu il più grave episodio che la città subì nella sua storia. L'invasione turca affrettò l'opera di rifacimento delle mura cittadine che fu completata nel 1561 Lunghe furono le lotte sostenute dalle popolazioni contadine dei Casali e dei paesi li-mitrofi, sottoposti da secoli ai soprusi dei patrizi sorrentini, per ottenere l'autonomia.

E' in questo contesto che si colloca la rivolta del genovese Giovanni Grillo (1648). Sfruttando una serie di contrasti secolari con la nobiltà locale, Grillo riuscì ad unire i popo-lani del Piano e i contadini della stessa Sorrento guidando un infruttuoso assedio che durò quattordici mesi. Nell'età della Controriforma la vita artistica e sociale della città "patrizia" decadde in uno stucchevole arcaismo: sorsero varie accademie e si diffusero innumerevoli ordini monastici, tanto da dare a Sorrento una marcata impronta conventuale. Al contrario lo sviluppo "borghese" del Piano e degli altri paesi vicini ne favorì l'evoluzione economica e sociale. Nel primo periodo borbonico si andò intensificando l'attività marinara e la pesca del tonno, fiorente fino agli inizi del sec. XX. Con il ritorno dei Borboni dopo la tragica rivoluzione del 1799, i Sedili nobiliari venivano aboliti e il Piano nel 1808 e Meta nel 1879 ottennero l'autonomia. Dopo l'Unità anche S. Agnello si rese autonoma (1865), mentre Sorrento subiva il "risanamento edilizio" che ne cambiò l'antico aspetto. Nei primi anni del sec. XIX l'industria della tarsia del legno andò sostituendo pro-gressivamente la più antica (sec. XVI) industria della tessitura della seta. Anche l'agri-coltura si andò sviluppando al punto che assunse ai primi del '900 le caratteristiche di una vera e propria attività industriale e commerciale, con la coltivazione intensiva degli agrumi, la trasformazione dei prodotti zootecnici e le esportazioni, portando alla istitu-zione a Sorrento della Facoltà di Agraria. Durante il lungo regno borbonico Sorrento cresce d'importanza grazie alla marina mercantile ed ai suoi abili e coraggiosi marinai, e comincia a prendere forma quella vocazione al turismo che arriverà fino ai giorni nostri. La ripresa si ha grazie a Carlo III di Borbone nel 1700, che con un'azione riformatrice garantisce un'economia di tipo turistica che fu divulgata nell'intera regione per opera di pittori e incisori. Purtroppo, il fenomeno dell'abuso edilizio soprattutto nel XX secolo, ha recato diversi danni a questo straordinario paesaggio anche se nel centro storico, ancora sono fortemente vivi i lineamenti originari che si possono visualizzare facilmente tra Piazza Tasso Sorrento e viale degli Aranci. La città è famosa per i suoi decumani, soprattutto per quello Massimo tra le vie S. Cesareo e Fuoro (oggi chiamato via Tasso). Nell'800 molti uomioni illustri visitano la città sulle mosse del Grand Tour: Lord Byron, John Keates, Walter Scott, Charles Dickens, molti scienziati e musicisti, numerosi pittori.

Ancora oggi, grazie ai suoi attrezzati stabilimenti balneari e alle moderne strutture alberghiere, Sorrento è una delle località più frequentate della regione. Celebre per i suoi limoni, le noci e i vini, non va dimenticato il suo artigianato dei merletti e del legno intarsiato. Della dominazione greca rimangono alcune tombe e i resti di una cinta muraria; del periodo romano è invece possibile visitare i reesti di alcune ville e palazzi. Palazzo Verniero testimonia il gusto tardo bizantino, mentre la Loggia di Vico Galantario è un raro esempio di architettura aragonese. Nel cuore della città sorge la Chiesa di San Francesco del XVI secolo con un interessante portale ligneo intarsiato. A fianco della chiesa si può visitare il chiostro trecentesco dell'ex-convento con un elegante intreccio di archi a tutto sesto. Poco distante si trova la Chiesa di San Antonino, degli inizi del X secolo, in stile barocco, la cui cripta offre un'importante raccolta di ex-voto di marinai scampati ai nnaufragi. Il Duomo di Sorrento risale al XV secolo: il portale marmoreo sul fianco destro è del 1479, mentre il coro è un pregevole esempio di tarsia sorrentina del XIX secolo. In una delle vie centrali della città si incontra il Sedile Dominova, istituzione amministrativa di epoca angioina; l'edificio si presenta come una loggia aperta ad arcate ed è coperto da una cupola maiolica del '600. L'unico, ma significativo, museo di Sorrento è il Museo Correale di Terranova, ospitato in una villa settecentesca in via Correale fin dal 1917. Il museo conserva importanti reperti greci e romani, maioliche, ceramiche, figurine da presepio, orologi e merletti provenienti da tutto il mondo e lavori di ebanisteria. Inoltre raccoglie una preziosa collezione di dipinti di Rubens, Bruegel, Luca Giordano oltre a edizioni rarissime e autografi di Torquato Tasso (l'autore della Gerusalemme Liberata), nato proprio a Sorrento nel 1544. Il parco alle spalle della villa offre un belvedere con un'incantevole vista sulGolfo di Napoli e su Marina Piccola.

Boat tour sorrento disponibili su richiesta al concierge. 

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